Il fiume Sangro comincia a preoccupare. E’ l’esito dell’operazione “Liberafiumi” del Wwf che nei giorni scorsi ha scandagliato tre tratti del fiume frentano assieme ai volontari della protezione civile. Discariche, sversamenti industriali, attività di estrazione di ghiaia e sbarramenti rendono vita difficile al Sangro col fondato rischio che la natura reagisca contro l’uomo. Sono tre i gruppi di volontari del Wwf e della Protezione civile che nei giorni scorsi hanno setacciato il Sangro, il fiume che nasce nel parco nazionale d’Abruzzo e sfocia dopo 166 chilometri nel mare di Torino di Sangro. Sono partiti da Bomba per poi scendere fino a Serranella e infine alla foce. Ma se i riscontri hanno dimostrato che la salute generale del Sangro risulta mediamente buona, è proprio la foce ad aver destato maggiore preoccupazione assieme alle zone dove si concentrano maggiormente le industrie e gli scarichi dei comuni. Sono infatti 42 le microdiscariche rinvenute nell’ultimo tratto monitorato, in prevalenza costituite da materiale plastico, inerti come cemento e mattoni, bidoni in ferro, e poi ancora 4 frigoriferi, 3 televisori e 2 cucine assieme a centinaia di bottiglie di plastica e a buste e contenitori di fertilizzanti e veleni per uso agricolo. L’inquinamento, tuttavia, non è il solo aspetto che ha coinvolto gli esperti del Wwf. La passeggiata lungo il fiume ha fatto emergere altri gravi problemi. Come la presenza di attività di estrazione di inerti, cosa che a valle produce l’erosione delle coste visto che il fiume non porta più il suo carico di ghiaia e detriti sulle spiagge. Oppure i tre sbarramenti causati dalle dighe di Casoli, Bomba e Serranella per uso idroelettrico e irriguo. «Lo sbarramento del fiume», spiega Andrea Natale , assessore all’ambiente di Fossacesia e responsabile Wwf per il tratto Serranelle-Foce, «danneggia il fiume creando zone di secca che spingono il fiume altrove, sulle sponde, incidendo sull’erosione. Le specie che vivono lungo questi tratti sono danneggiate perché non possono più attraversare il fiume a nuoto, ma è l’erosione il pericolo più imminente per l’uomo, visto che negli scorsi anni il crollo di parte del ponte sul Sangro potrebbe essere stato causato proprio da questo fenomeno». E se da una parte c’è il rischio dell’erosione, dall’altra c’è quello delle alluvioni, che potrebbero interessare il lato destro del Sangro dopo che il porto turistico di Fossecesia ne ha deviato le correnti. Diverse istanze per assicurare almeno il deflusso minimo vitale dei fiumi sono già state sottoposte alla Regione fin’ora senza successo. «Si tratta della vita stessa del fiume», sottolinea Natale, «le dighe dovrebbero rilasciare un quantitativo minimo di acqua per assicurarne il deflusso, ma invece che farlo gradualmente e costantemente, tendono a farlo tutto in una volta, il che causa ancora più danni».
Daria De Laurentiis
Articolo tratto da "Il Centro" del 06 maggio 2010
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