giovedì 24 novembre 2011

Ortona. WWF: il pet-coke annienterà definitivamente lo sviluppo del turismo

Comunicato stampa del 24 novembre 2011

Ortona, le due facce della medaglia.
WWF: il pet-coke annienterà definitivamente lo sviluppo del turismo.

L'Ortona delle due facce va consolidandosi, nonostante tutto. Abbiamo la città delle speranze, della cultura, degli affetti veri, del lavoro, del rispetto ambientale, della economia, delle conoscenze, e quella del contenitore vuoto da riempire alla rinfusa, con veleni, progetti spesso in antitesi l'uno con l'altro, cemento e asfalto.

Basta soffermarsi sulla questione porto: ora è turistico, ora commerciale, ora industriale, ora commerciale- turistico, ora industriale- commerciale.

Eppure alla presentazione ufficiale del progetto porto di qualche anno fa, l'architetto Borrone spiegò come queste tre visioni non potevano convivere in uno spazio così ristretto quale è il porto di Ortona oggi. Se l'indirizzo è industriale per capirci, e se il pescaggio aumenta in maniera tale da accogliere anche le grandi petroliere, scatterebbero i parametri di sicurezza dei porti petroliferi, sino a comportare la chiusura degli stabilimenti balneari a Lido Saraceni per motivi di sicurezza. Sarebbe quindi assurdo poter pensare che il porto possa accogliere, come si è letto nelle cronache estive di quest'anno, le grandi navi passeggeri, le navi da crociera ecc.

E’ ora in fase di approvazione il secondo progetto di stoccaggio di pet-coke ad Ortona, questa volta è della ditta Bonefra s.r.l., e il sito di stoccaggio sarà direttamente sul porto: banchina di Riva Vecchia, all'interno di uno dei 4 capannoni che occuperanno 2.450mq complessivi, di prossima costruzione. Il tonnellaggio stoccato sarà come quello previsto dal progetto appena approvato in contrada Tamarete della F.lli Nervegna Autotrasporti s.rl.: 75.000 tonnellate di petrolio/carbone l'anno.

Nella migliore delle ipotesi secondo l’Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina, Ortona ospiterà quindi complessivamente 150.000 tonnellate annue di un prodotto che gli stessi petrolieri chiamano “la feccia del petrolio” per le sue intrinseche potenzialità inquinanti.

Le 75.000 tonnellate di petrolio/carbone l'anno previsti ciascuno nei due progetti Nervegna e Bonefra consentono agli stessi di essere sottoposti alla semplice e riduttiva Valutazione di Assoggettabilità (V.A.), esentando i progetti dall'essere valutati dalla più severa VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). A nostro parere quindi è bastato dividere in due uno stesso progetto per evitare la V.I.A., essendo i 2 progetti preliminari Buonefra e Nervegna sostanzialmente identici, identico è il relatore, e tra le società proponenti esistono forti collaborazioni.

Una parte del petcoke graviterà in quello che la ditta Bonefra srl ha deciso essere porto commerciale e industriale, per buona pace di quelli che lo vogliono anche turistico. Un porto industriale a ridosso del centro cittadino, andrà a potenziare una delle variabili legate al concetto di rischio, e sarà visibile dalla bella -ancora per poco- Passeggiata Orientale, rea di essere stata per troppo tempo, indiscussa causa di intime felicità, a detrimento di quelle tristezze paesaggistiche finora realizzate.

Ricordiamo, infine, che la costa Adriatica è una costa a rischio tsunami, come si può evincere da numerosi studi storiografici e geosismici. Basti pensare che la Protezione Civile ha stilato un dossier su rischio maremoti nel Mediterraneo e partecipa al progetto NEAMTWS- North Eastern Atlantic & Med Tsunami Warning System, per la costituzione di un sistema di allertamento per il Nord Est Atlantico, Mediterraneo e mari collegati. Nel 1627 ci fu uno dei sismi più “chiacchierati” dalla storiografia coeva, riportato addirittura in cartografia (Greuter, Van Velthem, De Poardi); Ortona ne fu colpita, certamente non con l'intensità che colpì Termoli o Lesina, dove le onde entrarono per centinaia di metri, causando migliaia di morti e ingentissimi danni, ma se avvenisse adesso lo stesso tsunami o anche uno di minor intensità, provocherebbe maggiori danni, perchè sono aumentati i fattori di rischio. La presenza di un deposito di pet-coke proprio sulla costa, all'interno di un porto, è uno di questi, per cui ci sembra la cosa meno opportuna da realizzare.

Ines Palena - Presidente Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina
Fabrizia Arduini - referente Ortona Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina

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