venerdì 3 agosto 2012

Ortona. L'Ufficio V.I.A. della Regione Approva anche il secondo deposito di stoccaggio di petcoke.

Ieri, 2 agosto, è passato con esito favorevole in commissione di Valutazione di Impatto Ambientale il secondo progetto di stoccaggio di petcoke.
Sotto il naso di centinaia di abitazioni e migliaia di cittadini passeranno una cosa come 230.000 tonnellate di petcoke l'anno, in camion malamente coperti, come abbiamo potuto constatare grazie alla denuncia di cittadini che hanno visto, filmato e fotografato il primo "sbarco" del petcoke per la Nervegna.
 Parliamo della zona del centro storico della città, sopra via Cervana, ma anche di tutti gli stabilimenti balneari del Lido Saraceni.
 Per quello che gli stessi petrolieri chiamano "la feccia del petrolio", un prodotto ritenuto rifiuto tossico dal decreto Ronchi negli anni '90, e rientrato come combustibile con il decreto Gela del Gov. Berlusconi, nel 2002, nonostante contenga notoriamente inquinanti e contaminanti chimici come arsenico, molibdeno, nichel, zolfo e vanadio, è bene sottolineare che la procedura inerente un progetto di stoccaggio di carbone da petrolio è, se questi è al di sotto di 40mila metri cubi, la valutazione di assoggettabilità, una procedura meno severa della V.I.A.-Valutazione di Impatto Ambientale-. Il 2 si decideva se il secondo deposito di stoccaggio ad Ortona doveva essere assoggettato a V.I.A.
Il WWF è stato audito dalla commissione del 2 agosto, e ha ribadito oltre ad altre anomalie progettuali, che i 28mila metri cubi del progetto di Bonefra si dovevano sommare ai 18mila del progetto della Nervegna -già operante-, come indica l'allegato V relativo art.20-Valutazione di Assoggettabilità- del Codice Ambientale, sulla cumulabilità dei progetti, poiché insieme arrivano alla ragguardevole cifra di 46mila metri cubi di movimentazione l'anno. La nostra richiesta non è stata accolta come motivazione, portando ad esempio le petroliere che scaricano al porto di Ortona senza limiti, paragonando quindi le autobotti chiusi ermeticamente come quelle che trasbordano il combustibile -il "fior fiore" del petrolio-, con un prodotto polvirulento, che arriva in porto su navi all'aria aperta, per essere poi o stoccato in zona industriale -Nervegna-, o in zona porto -Bonefra- ma comunque con un via vai di camion in via Cervana di ben 230.000 tonnellate della feccia del petrolio ogni anno. Quindi se un imprenditore vuole esulare il proprio progetto ad una più severa valutazione basta che metta, su di un quantitativo superiore a 40.000 metri cubi di petcoke, due zone differenti di stoccaggio, e il gioco è fatto. Ci aspettiamo frotte di imprenditori ad Ortona che investono sul petcoke, il nostro è uno dei pochi porti che accoglie tutti a braccia aperte indistintamente: turisti, farine alimentari, granaglie, ex rifiuti tossici.

lhttp://blog.libero.it/emergenzambiente/11487433.html

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