domenica 5 ottobre 2014

Elsa 2, un progetto “rispolverato” e pericoloso. La risposta di Associazioni e Riserve alla deriva petrolifera in Adriatico

Comunicato congiunto ARCI, FAI, Legambiente, LIPU, WWF, Riserva Naturale Regionale “Punta Aderci” e Riserva Naturale Regionale “Lecceta di Torino di Sangro


La risposta di Associazioni e Riserve alla deriva petrolifera in Adriatico
Elsa 2, un progetto “rispolverato” e pericoloso
Le ragioni della finanza e i rischi per ambiente e cittadini 

ARCI, FAI, Legambiente, LIPU e WWF, insieme alle Riserve Regionali “Punta Aderci” e “Lecceta di Torino di Sangro” hanno presentato osservazioni congiunte contro la realizzazione del pozzo esplorativo Elsa 2 sito nel Permesso di Ricerca di Idrocarburi a Mare denominato “B.R268.RG”, per complessivi 126.68 km2, di cui sono titolari Petroceltic Italia S.r.l. e Cygam Energy Italia S.p.A. (già Vega Oil S.r.l.). 

Elsa 2 è a pochi chilometri dalla costa dei trabocchi, davanti alla Riserva regionale Ripari di Giobbe a Ortona. Si tratta di un progetto già bocciato nel 2011 in sede di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) e oggi ripresentato. Un progetto che appare come un non senso: il pozzo è a poche decine di metri da Elsa 1, perforato nel 1992 dall'Agip. Quale bisogno c’è di “esplorare” se c’è già stata una esplorazione a poca distanza? Il ragionevole dubbio è che si voglia andare a colpo sicuro per un puro e semplice gioco finanziario: la “scoperta” di un giacimento in fondo al mare, nel regime favorevole al fossile che il governo Renzi sta cercando di rafforzare, potrebbe attrarre investimenti e quindi creare guadagno. Guadagno però per le sole società petrolifere e non certo per l’Abruzzo e per gli abruzzesi. Se malauguratamente il permesso di ricerca dovesse superare la procedura VIA con ogni probabilità verrebbe individuato quello che a suo tempo aveva trovato e scelto di non sfruttare l’Agip: un piccolo giacimento con petrolio scadente che avrebbe bisogno di essere desolforato in loco. Rispunterebbe cioè l’incubo del Centro Oli con i suoi fumi che abbiamo rischiato nel cuore delle colline del Montepulciano, oppure quello della “nave raffineria”, stile Ombrina Mare che stiamo tuttora rischiando proprio nel cuore della costa dei trabocchi. 

Il progetto è inoltre troppo vicino al litorale in un’area che resta bellissima malgrado gli attentati dei cementificatori e, se fosse realizzato con una piattaforma ad appena 7 km dalla battigia, violerebbe il Codice del Paesaggio e lo stesso art.9 della Costituzione della Repubblica Italiana. 

Le osservazioni presentate dalle Associazioni e dalle Riserve con qualificate collaborazioni scientifiche sono tese a scongiurare questi rischi: la ricerca – in questo caso peraltro inutile - in campo petrolifero non è mai fine a se stessa e quella denominata Elsa 2 prelude a rischi immensi per l’economia dell’Abruzzo, fondata su ben altro che non uno sfruttamento petrolifero ormai superato e dannoso, e per la salute degli abruzzesi.




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