sabato 18 dicembre 2010

Dossier: “Stanno svendendo il futuro al cemento e alla speculazione“

Le associazioni ‘PeaceLink Abruzzo‘ e ‘Antimafie Rita Atria‘ ci segnalano le parti riguardanti il vastese del loro dossier “Stanno svendendo il futuro al cemento e alla speculazione“. Con molti riferimenti alle azioni del WWF.....

“Il 29 Ottobre scorso il giornalista de La Stampa Giuseppe Salvaggiulo ha presentato a Pescara il suo libro “La Colata”, sul saccheggio del territorio italiano. Un saccheggio che sta letteralmente cancellando il futuro dell’Italia (e che vede anche nell’Abruzzo una delle sue avanguardie). Nell’occasione il WWF Abruzzo, che ha invitato Salviaggiulo, ha presentato un dossier sul consumo di suolo in Abruzzo e un possibile decalogo per salvare quel che resta. [...] viene chiesto “di tener conto dei potenziali effetti dei cambiamenti climatici e dell’erosione, cercando di ripristinare la mobilità della linea di costa e ricostituzione di ambienti dunali che ostacolano i processi erosivi”. A corredo di questo viene allegata la foto degli ambienti dunali, totalmente in stato di abbandono e incuria, della spiaggia di Casalbordino. Una spiaggia interessata nei mesi scorsi da un milionario ripascimento di sabbia, su cui è tornato nei giorni scorsi il WWF Zona Frentana e Costa Teatina, denunciandone il totale fallimento. Già il 31 ottobre scorso gli attivisti dell’associazione hanno rilevato l’arretramento della linea di battigia fino a 10 metri.

A metà dicembre l’arretramento è ormai totale, vanificando totalmente i milioni spesi. Da non dimenticare che il prelievo della sabbia era previsto al largo della spiaggia di Punta Penna, all’interno della Riserva di Punta Aderci. Uno dei pochi luoghi di pregevole bellezza e integrità rimasti (grazie soprattutto al lavoro e alla passione di chi ci lavora e la difende quotidianamente) che ne sarebbe uscito devastato. La mobilitazione civile ha impedito che questo scempio avvenisse.

Nel dossier del WWF Abruzzo viene, tra l’altro, anche chiesto di “dare attuazione alla Direttiva SEVESO sulla pianificazione delle aree attorno agli impianti industriali a rischio di incidente rilevate (che sono circa 25 nella Regione).” Parole che ben si adattano a diversi di questi impianti, come per esempio quello della stessa Casalbordino che (oltre a suscitare immensa preoccupazione in parte della cittadinanza e ad essere stato teatro negli anni di diversi incidenti gravissimi, l’ultimo l’anno scorso, alcuni anche mortali), a causa di una pessima programmazione urbanistica, ha reso complicatissima l’approvazione del Piano Regolatore Comunale.[...]


VASTO, LABORATORIO DELLA SPECULAZIONE EDILIZIA. ARRIVERA’ UNA HISTONIUM 3?

Un laboratorio della speculazione edilizia, e delle infiltrazioni criminali, è Vasto, consegnata alla totale cementificazione dall’attuale Piano Regolatore Generale, approvato diversi anni fa ma ancora al centro delle discussioni politiche cittadine. Un PRG che ha immerso la città in un’immensa colata di cemento, rendendo di fatto impossibile una corretta gestione del territorio. Una cementificazione selvaggia che ha saccheggiato e devastato la città e le sue bellezze e che sembra senza freno.

Nel 2007 Vasto fu interessata dall’inchiesta Histonium 1, che smantellò una ‘ndrina (attiva anche in altre regioni) guidata dal boss calabrese Michele Pasqualone ( giunto in Abruzzo per il “soggiorno obbligato” che scontava in una villa di Contrada Cervara), che taglieggiava imprenditori e commercianti. I proventi dell’attività criminosa venivano investiti nell’usura e nell’edilizia, dove la cosca si sta impadronendo del mercato del calcestruzzo. Un anno dopo l’inchiesta Histonium 2 accertò che Michele Pasqualone continuava a gestire la cosca anche dal carcere. Dopo questa seconda inchiesta estorsioni, minacce, cruenti attentati (accoltellamenti, sparatorie), incendi sembrarono cessare.

La situazione dell’ordine pubblico a Vasto sta nuovamente precipitando. Le autorità cercando di tranquillizzare la cittadinanza, riducendo tutto a episodi di vendette personali, microcriminalità e vandalismo diffuso. C’è anche questo, ma i segnali di una torta nuovamente appetibile per le organizzazioni criminali sembrano esserci tutti, e c’è chi parla apertamente di una nuova stagione criminosa all’orizzonte che, non potrebbe essere diversamente, parte dall’edilizia. La speculazione c’è, e appare irrefrenabile. Migliaia di appartamenti sono totalmente invenduti. E, in molti punti della città, appaiono cartelli con i sigilli dell’autorità giudiziaria. A dimostrazione che qualcosa di concreto c’è. Molti terreni, dove sono sorte come funghi palazzine, secondo alcune voci riportate dal quotidiano Il Centro sono state acquistate al doppio o al triplo del loro reale valore. Immobili che, nella stragrande maggioranza dei casi, rimangono invenduti. Lì dove vengono venduti, il prezzo è di gran lunga inferiore a quello di mercato. Il settore edilizio appare quindi totalmente fallimentare e foriero di perdite. Ma si continua a costruire. Secondo il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri, recatosi tempo fa in Abruzzo e le cui dichiarazioni sono state raccolte dal quotidiano Il Centro, «È uno dei segnali più forti della presenza della ‘ndrangheta. Nella normalità infatti, gli imprenditori costruiscono un primo lotto, vendono gli appartamenti già sulla carta e solo dopo aver recuperato i soldi iniziano i lavori di costruzione di altri edifici. Quando avviene il contrario, e si costruisce pur avendo un grande invenduto, lì c’è l’infiltrazione della criminalità organizzata che ricicla il denaro sporco. Bisogna intervenire in fretta se non si vuole consegnare il territorio a ‘ndrangheta e camorra».

Dopo oltre vent’anni è stato presentato un nuovo progetto per la costruzione di una città satellite a sud della Città, al confine con San Salvo (che, tra le altre cose, già soffre la presenza di analoghi agglomerati urbani). Un progetto che ha già incontrato una fortissima opposizione politica. In una città con le previsioni del PRG totalmente sovradimensionate rispetto alla realtà (sostanzialmente tra quanto previsto nel Piano e la realtà la forbice è di quasi ventimila abitanti…), dove circa 3000 appartamenti sono disabitati, dove in intere zone della città è stato finora impossibile garantire la costruzione di strade e la fornitura dei servizi essenziali (basterebbe fare una visita in alcuni quartieri a pochi passi dal centro per trovare autentiche “cattedrali nel deserto” mentre in altri, come contrada Montevecchio, aumentano gli allarmi per frane e smottamenti) non si spiega come sia possibile prevedere la costruzione di altre migliaia di alloggi.

E, in questo panorama, sconcerta ed appare sempre più assurdo il “panico” che sembra suscitare tra alcuni esponenti politici ed operatori economici la previsione di realizzare (finalmente, dopo un’attesa ormai decennale dalla sua istituzione!) il Parco Nazionale della Costa Teatina. Un panico espresso, anche negli ultimi mesi, soprattutto dal “Partito del Cemento” che ha consegnato Vasto alla sua attuale situazione urbanistica. Nel Settembre scorso, a ridosso di un Consiglio Comunale che avrebbe dovuto discutere della perimetrazione cittadina del Parco, alcuni esponenti politici hanno pubblicamente preso posizione contro la sua realizzazione, chiedendo allarmati se sia conveniente e, con accuse demagogiche e strumentali (assolutamente non supportate dai fatti che, anzi, evidenziano esattamente l’opposto) se non ingesserebbe lo sviluppo del territorio.

Non sono passati molti mesi da quando abbiamo esultato per la bocciatura del progetto di porto turistico alla foce del torrente Lebba che un’analoga “follia” (come l’ha definita il presidente dell’ARCI Lino Salvatorelli, giudizio condivisibile e da sposare in toto) si sta abbattendo sulla costa vastese: un progetto di porto turistico (leggermente ridimensionato nel numero dei posti barca) a sud della Città, tra le località Trave e Casarsa. Una nuova inaudita aggressione al territorio in una zona di notevolissima bellezza (già compromessa e minacciata da svariate costruzioni) che sarebbe dovuta diventare Riserva Naturale già da diversi anni. Analogo progetto di costruzione di un porto turistico (in quel caso insieme ad un resort!) è in discussione a San Vito. Progetti totalmente inutili (quanto devastanti!) considerando che, secondo i dati del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture del 2007, in Abruzzo sono già oltre 40 posti barca per km (contro una media nazionale di 18!), in un panorama generale di crisi economica e di forte perdita dei porti già esistenti (è agli onori della cronaca regionale la gravissima situazione del porto di San Salvo, non distante dal luogo dove vorrebbero costruire il nuovo porto a Vasto), come si potrebbe notare anche nella nostra zona(con in più l’inquietante caso di un’inchiesta della magistratura in Molise per infiltrazioni mafiose nella gestione del porto di Campomarino).



Ma non è finita. In piena zona industriale, a pochi passi dalla Riserva Naturale di Punta Aderci, insistono due progetti di centrale a biomasse. Alcune fonti parlano addirittura di una possibile terza. Il primo progetto (4 Megawatt) è della società Histon Energy, l’impianto è stato classificato “Insalubre di Prima Classe” e la vicinanza di pochi metri alla Riserva avrebbe un fortissimo impatto. Il secondo (almeno 16 MW) si realizzerebbe all’interno degli impianti della società Puccioni. Ma secondo alcune persone la EcoFox avrebbe contattato alcune cantine sociali della zona per chiedere di entrare in una società di nuova costituzione. Questa nuova società dovrebbe costruire, con quanto fornito dalle cantine sociali, un impianto a biomasse da 1 MW.[...]“

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