COMUNICATO
STAMPA DEL 26 SETTEMBRE 2012
WWF: NON
SONO PIU' RINVIABILI INTERVENTI EFFICACI E DURATURI CONTRO L’EROSIONE COSTIERA.
BASTA CON LE SOLUZIONI TAMPONE, E’ NECESSARIO UN APPROCCIO INTEGRATO.
Spiagge a confronto (prof. Stoppa F.) |
Sono anni che come WWF ribadiamo che la gestione della fascia
costiera non può prescindere da un approccio organico ed integrato, che vada a
ripristinare il naturale ciclo sedimentario, compromesso irrimediabilmente
dall’azione antropica. La forte pressione edilizia, la cementificazione degli
argini fluviali insieme al prelievo di materiale dall’alveo, la distruzione
delle dune costiere sono tutte concause del fenomeno regressivo, che però non
vengono prese in considerazione negli interventi regionali.
Vogliamo però precisare che la tendenza alla regressione della
linea di costa, soprattutto nel nostro Mar Adriatico, è un fenomeno in parte
naturale e quindi inarrestabile, ma che viene accelerato dagli interventi
umani. Inoltre a causa dei cambiamenti climatici in atto, il livello del mare
sta aumentando ad un ritmo di qualche mm all’anno[1].
E’ un dato di fatto che non può essere trascurato in fase di pianificazione
costiera.
Sebbene possiamo comprendere le preoccupazioni dei Comuni, che
vorrebbero soluzioni immediate ai disastri provocati dall’ingerenza del mare
sulle locali infrastrutture, chiediamo loro di cambiare radicalmente
l’approccio al problema, cominciando a vietare le costruzioni in prossimità
della battigia. La linea di costa è dinamica, non fissa, per cui nei PRG non ci
si può basare su carte costiere vecchie di decenni,non aggiornate da chi di competenza, col rischio di
autorizzare edifici praticamente a pochi metri dal mare perché al momento della
richiesta la spiaggia era più ampia. I Comuni dovrebbero pretendere dalla
Regione delle azioni risolutive che agiscano nel lungo termine, piuttosto che
accontentarsi di ripascimenti, barriere e pennelli che danno un sollievo solo
temporaneo, provocando danni altrove, oltre che sperpero di soldi pubblici.
Il futuro della Costa dei Trabocchi, della sua Via Verde e del suo
Parco Nazionale, non possono prescindere dalla Gestione Integrata della Zona
Costiera (GIZC), approccio che era stato recepito nel progetto R.I.C.A.M.A., un
eccellente e pioneristico lavoro del 1997 della Regione Abruzzo che però è stato
solo in parte messo in atto. La Regione dovrebbe aggiornare la Carta della
Vulnerabilità Costiera e analizzare la portata dei fiumi come carico di
sedimenti che arrivano al mare, lavorando a definire con i proprietari delle
dighe e degli sbarramenti le quantità e le modalità per il rilascio minimo di
sedimenti per diminuire la necessità di ripascimento. Dovrebbe inoltre recepire
le indicazioni della Direttiva Quadro Europea sulla Strategia Marina
(2008/56/CE), recepita in Italia dal D.lgs n.190/2010, che obbliga gli
Stati membri a raggiungere un buon stato di qualità del mare entro il 2015.
A gennaio gli Organi di informazione avevano annunciato la
creazione di un’unità di crisi provinciale in cui erano stati coinvolti i
comuni interessati dalle emergenze. Riteniamo che in questo Tavolo tecnico
debbano poter partecipare tutti i “portatori di interesse”, dai Comuni alle
associazioni di categoria e a quelle ambientaliste, in modo da trovare
soluzioni concertate e partecipate a questo problema, cercando di andare oltre
il semplicistico approccio adottato fino ora. Noi offriamo il nostro supporto e
contributo, se ci verrà richiesto.
Crediamo fortemente che la gestione integrata della fascia
costiera debba diventare l’obiettivo prioritario ad ogni livello amministrativo,
per garantire il giusto equilibrio tra sviluppo economico e valorizzazione
ambientale, per le nuove e future generazioni.
Ines Palena
Presidente Associazione
WWF Zona Frentana e Costa Teatina
[1]
Quarto rapporto di valutazione dell'IPCC (2007): dal 1961 al 2003 il livello
medio globale dei mari è cresciuto mediamente di 1,8 mm per anno (…) il range
di innalzamento previsto entro il 2100 è compreso tra 75 e 190 centimetri.
(Dossier Coste WWF, 2012)
1 commento:
più che l'erosione costiera sono da temere le decine di trivelle che al largo cercano il petrolio
Posta un commento