martedì 13 maggio 2008
Il coordinamento della Costa dei Trabocchi solidale con il WWF
“Il mare è un bene collettivo, quindi tutti siamo chiamati a difenderlo, non fosse altro per quello che ci da, dalla bellezza al cibo, passando per tutte quelle attività che procurano reddito, sino all'ossigeno che respiriamo. Cosa accade invece quando il WWF segnala chiazze di catrame sospette a San Vito Chietino, apparse in concomitanza con l'arrivo di Ombrina Mare 2-la piattaforma petrolifera-; si minaccia di denunciare l'associazione internazionale per procurato allarme, adducendo l'uso strumentale della stessa ad una contesa politica strumentale”. E’ quanto scrivono Fabrizia Arduini, del Centro Internazionale Crocevia; Alessio Di Florio, dell’ Associazione PeaceLink; Lino Salvatorelli, dell’ARCI Vasto; Pierluigi Vinciguerra, di Italia Nostra; Loredana Di Paola, di Mare Libero nomi e sigle che formano Il Coordinamento per la Tutela della Costa dei Trabocchi. Un documento che vuol essere un atto di sostegno al WWF, in questi giorni entrato in polemica con alcune amministrazioni comunali del litorale.
“L' etichetta di parte, è una delazione insopportabile e vergognosa, la scorciatoia facile di chi forse non ha il coraggio di ocuparsi degnamente di quello che sarà potenzialmente un grande problema - basta leggere la straripante bibliografia di disastri ambientali e di vite umane, dove le piattaforme hanno già operato - e le diverse moratorie in atto-vedi lo stato della California-. Invece di chiedere di installare le piattaforme in inverno ndr-cosi i turisti non le vedono- baipassando superficialmente un problema conosciutissimo quale è il risvolto inerente la ricerca e produzione petrolifera offshore, chiediamo ai sindaci di informarsi meglio, e di essere al fianco di cittadini attivi. Basta leggere l´estratto della pagina dei comunicati della M.O.G. agli investitori.
Per capire le preoccupazioni del WWF e quindi le nostre: ogni giorno le acque del Mediterraneo sono solcate da 2.000 traghetti, 1.500 cargo e 2.000 imbarcazioni commerciali, di cui 300 navi cisterna (il 20% del traffico petrolifero marittimo mondiale) che trasportano ogni anno oltre 340 milioni di tonnellate di greggio, ben 8 milioni di barili al giorno.
Le piattaforme di ricerca e produzione sono la causa del 10% dell'inquinamento marino da idrocarburi-tre volte le petroliere, che si assommeranno presto- Prof. Francesco Ciavola Biologo Dirigente di 2° Livello Capitaneria di Porto Catania.
Inoltre - si legge ancora nella nota del coordinamento – per potere trivellare nel mare, ed altrove, le compagnie petrolifere hanno bisogno di speciali "fluidi e fanghi perforanti"per portare in superficie I detriti perforati (cutting), naturalmente questi fanghi essendo brevettati, le formule sono segrete, quello che però si sa è che questi fanghi sono TOSSICI, lasciano traccie di cadmio, cromo, bario, arsenico, mercurio, piombo, zinco e rame, e molte di queste sostanze sono nocive, finiscono nei corpi dei pesci, e di quelli che li mangiano-noi- studi in America hanno evidenziato una percentuale di mercurio nei pesci intorno le piattaforme sino a 25 volte superiori della norma, il mercurio è un VELENO tra i più insidosi, specie per i bambini -Alabama Press Register,Food and Water watch- Sommiamo a questo quadro lo stato pietoso dei fiumi che riversano in mare, la pesca industriale, la cementificazione della costa, depuratori mal funzionanti o sottostimati, il prelievo di inerti lungo i bacini idrogeografici, una quantità di porti inusitata; Il Mediterraneo che è un mare chiuso, con due sole porte (Gibilterra ed il canale di Suez), oltre quella dei Dardanelli sul Mar Nero, tra l'altro quest'ultimo influirà negativamente sul mare nostrum poiché sta morendo per effetto dell' inquinamento proveniente da parte dell'Asia e dell'Europa (fiumi Dnieper, Dniester, Don, Danubio).
Il tempo di rinnovamento della massa d'acqua del Mediterraneo è stimato in circa 80 anni.
Continueremo con passione competenza e dedizione, a lavorare per una risorsa da lasciare alle generazioni future, perchè la nostra e la loro fonte di vita”.
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