venerdì 30 agosto 2013

Lavori in Piazza Martiri VI Ottobre a Lanciano. Il WWF: no al taglio degli alberi secolari e allo stravolgimento del giardino storico

COMUNICATO STAMPA DEL 30 AGOSTO 2013


Lavori in Piazza Martiri VI Ottobre (Larghetto Santa Chiara). Il WWF: no al taglio degli alberi secolari e allo stravolgimento del giardino storico

pini secolari di Piazza Martiri VI Ottobre a Lanciano
LANCIANO – L’Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina ha appreso l’intenzione dell’amministrazione comunale di realizzare lavori di rifacimento di Piazza Martiri VI Ottobre (Larghetto Santa Chiara), davanti all’Istituto De Titta.

Il WWF ha inviato una lettera all'amministrazione ed altri enti competenti nella quale esprime forte preoccupazione per l’intenzione di abbattere altri alberi secolari presenti sul luogo– oltre quelli già tagliati nel 2011 -e di ridurre fortemente lo spazio verde a disposizione della cittadinanza, peraltro di rilevante interesse storico-culturale.

Dichiara Ines Palena, Presidente dell’Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina: il progetto di rifacimento di Piazza Martiri non solo è un’ occasione persa per la valorizzazione di uno spazio pubblico urbano, ma è anche un’ulteriore passaggio verso la cancellazione della memoria storica e identitaria del nostro Comune e dei lancianesi. Infatti l’area interessata dall’intervento, che ospitava l’edificio, già abbattuto, della scuola materna sperimentale, può essere considerata come l’ultima testimonianza del Giardino pubblico o Villa comunale, risalente con tale destinazione già all'Anno 1900, per i dati a nostra disposizione. 

Testimonianza provata anche dalla presenza dei bellissimi pini d’Aleppo (Pinus halepensis) e di un cedro, la cui maestosità fa supporre essere ultracentenario. 

Proprio a questo proposito, ricordiamo che la recente legge regionale n. 12/2013 prevede disposizioni per la tutela e salvaguardia degli alberi cosiddetti “monumentali” o di particolare pregio paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale. La legge regionale, nelle more della istituzione dell’elenco degli alberi d’Italia (alla cui redazione partecipano anche la Regione e i Comuni) meritevoli di tutela e salvaguardia, vieta sul territorio dei centri urbani il danneggiamento, l’abbattimento e l’espianto di alberi ad alto fusto, compresi quelli secolari tipici o inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale. Inoltre consente l’abbattimento degli alberi appena descritti esclusivamente per casi motivati ed improcrastinabili e previo parere obbligatorio e vincolante del Corpo Forestale dello Stato idoneo ad escludere la praticabilità di soluzioni alternative o complementari aventi minore impatto.

Vogliamo sapere se sia stato verificato l’effettivo valore storico-culturale dello spazio verde e documentato lo stato di salute o pericolosità degli alberi da abbattere, che non sembrerebbero né malati né pericolosi per l’incolumità pubblica. Non è possibile inoltre asfaltare quasi tutta la zona riducendo lo spazio verde a poche centinaia di metri quadri.

Conclude Ines Palena: chiediamo la sospensione dei lavori fino a quando si trovi una soluzione alternativa alla riduzione dell’area verde e al taglio degli alberi. Anche perché non ci risulta che siano stati autorizzati al taglio tutti gli esemplari che si vogliono abbattere. 

Con l’occasione, l’associazione ambientalista torna a chiedere, come fatto negli ultimi 12 anni, l’approvazione urgente di un Piano Regolatore del Verde Pubblico che abbia come obiettivo non solo una seria programmazione degli interventi di manutenzione delle poche aree già esistenti e delle altre da realizzare, ma che tuteli il Verde come elemento qualificante.


Ines Palena
Presidente Associazione
WWF Zona Frentana e Costa Teatina






martedì 27 agosto 2013

Delibera sopprimi-cinghiali della Provincia di Chieti. Il WWF: inutile ed inapplicabile, per la legge prioritaria la prevenzione del danno

COMUNICATO STAMPA DEL 27 AGOSTO 2013

Delibera sopprimi-cinghiali della Provincia di Chieti. Il WWF: inutile ed inapplicabile, per la legge prioritaria la prevenzione del danno

CHIETI - Il WWF interviene sulla questione della corretta gestione della popolazione di cinghiali in provincia di Chieti dopo le polemiche avvenute in questi giorni.


Con Delibera di Giunta n. 218 del 26/07/13 la Provincia di Chieti ha approvato il “Programma di gestione della popolazione di cinghiale per la prevenzione dei danni all’agricoltura e alla zootecnia. Il Programma consta di due distinte fasi. La fase A detta di emergenza che prevede l’abbattimento dei cinghiali a seguito di segnalazioni che perverranno ai Comuni e la fase B che prevede una programmazione triennale degli interventi.


Nei fatti, già dai prossimi giorni si dovrebbero aggirare, anche nei dintorni dei centri abitati, i “selecontrollori” ossia cacciatori armati di carabina che potranno sparare tutti i giorni della settimana, anche di notte sino alle ore 24 ed al mattino un'ora prima del sorgere del sole neanche fossimo in guerra!

L’Associazione WWF Chieti e quella WWF Zona Frentana e Costa Teatina, in un documento congiunto appena inviato a diversi enti tra i quali Provincia, Prefetto, Regione Abruzzo e Corpo Forestale dello Stato, hanno evidenziato una serie di carenze che rendono secondo gli ambientalisti semplicemente inapplicabile la Delibera della Provincia di Chieti, approvata, tra l’altro, in violazione delle normative sulla trasparenza e sulla partecipazione dei cittadini.

Ecco alcuni punti contestati dal WWF:

La mancata pianificazione faunistico-venatoria
La normativa prevede che la pianificazione faunistico-venatoria sia elemento fondamentale per poter avviare gli interventi sul territorio. Ebbene, la Provincia di Chieti si distingue da diversi anni per la sua assoluta immobilità in merito alla pianificazione. Ecco l’elenco delle carenze più evidenti:

- Il Piano Faunistico Venatorio Provinciale di Chieti è scaduto nel 2008;

- La Provincia di Chieti è ancora priva di un regolamento provinciale per la caccia al cinghiale;

- La Provincia di Chieti è priva di stime sulla popolazione del cinghiale del proprio territorio;

- La Provincia di Chieti non ha mai adottato misure per la prevenzione del danno, 

- La Provincia di Chieti è l’unica provincia abruzzese che non si è ancora dotata di una carta della distribuzione dei danni causati dal cinghiale sul territorio e della loro entità. 

Non è possibile avviare un intervento sulla popolazione di cinghiale senza conoscere l’entità della popolazione, la sua suddivisione in classi di sesso e di età, senza conoscere il reale impatto della specie su altre specie animali e vegetali, sulle attività umane e sull’”ambiente” in generale.

Con un’approssimazione stile Provincia di Chieti si rischia anzi di aumentare il numero di cinghiali a causa della cosiddetta “destrutturazione” della popolazione, un fenomeno autorevolmente rilevato dall’ISPRA e nel Chietino oramai già evidente per colpa della caccia e del bracconaggio. 

I metodi ecologici
L’art. 19, comma 2, della L. 157/92 (cosiddetta legge quadro sulla caccia) prevede che il controllo diretto delle popolazioni possa essere attuato soltanto dopo che i metodi ecologici siano risultati inefficaci. Quali sono i metodi ecologici utilizzati in questi anni dalla Provincia di Chieti e quali studi provano la loro inefficacia sul territorio su parere dell’ISPRA come previsto dalla normativa? Se esistente, perché non viene resa pubblica tale documentazione? 

La prevenzione di incidenti e danni in agricoltura
La prevenzione del danno da fauna selvatica rappresenta una fase fondamentale nella gestione della popolazione del cinghiale. Alle Associazioni scriventi non risultano atti o documentazione della Provincia di Chieti che evidenzino progetti realizzati sulla prevenzione del danno. 

In merito alla sicurezza stradale quali iniziative sono state intraprese dalla Provincia di Chieti, anche solo a titolo sperimentale, nelle strade di propria competenza per ridurre i rischi di incidenti automobilistici dovuti all’attraversamento della fauna selvatica?

Basta andare sul sito www.wildlifecollisions.ca per scoprire le innumerevoli tecniche già disponibili per diminuire il rischio di incidenti stradali che coinvolgono animali selvatici, alcune delle quali già adottate da altri enti in Abruzzo (guarda caso dalle vituperate, per alcuni esponenti della maggioranza in Provincia, aree protette).

Quali misure (recinti fissi, recinti elettrificati, colture a perdere, ecc) sono state adottate dalla Provincia di Chieti in merito alla riduzione del danno in agricoltura così come previsto dalla L. 157/92 e dalle Linee guida per la gestione del cinghiale dell’ISPRA? 

Un caso emblematico: il Bando della misura del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) n. 216 prevedeva da parte della Regione Abruzzo l’accollamento dell’80% dei costi relativi all’acquisto di recinzioni fisse e/o elettrificate per la riduzione del danno da fauna selvatica. Il fallimento di questo bando ha comportato un avanzo di spesa (soldi non impiegati) di oltre 1,5 milioni di euro in buona parte dovuto all’inerzia della Provincia di Chieti dalla quale risulterebbero pervenute solo 4 domande per l’acquisto di recinzioni elettrificate.

La sicurezza pubblica
La gittata massima delle carabine utilizzate per la caccia al cinghiale è stimabile fin oltre i 1.000 metri. Chiunque si troverà entro i 1.000 metri nella traiettoria del fucile potrà essere colpito. Ricordiamo che nella fase A dell’intervento si potrà sparare anche di notte e tutti i giorni. Ricordiamo anche il tristemente alto numero di incidenti che ogni anno caratterizzano la stagione venatoria, potenzialmente aggravato dal previsto uso di armi capaci di colpire a grande distanza. Sottolineiamo in proposito che la normativa sulla caccia, per sacrosanti motivi di sicurezza, vieta di sparare in direzione di immobili, abitazioni, vie di comunicazioni a meno di una volta e mezzo la gittata massima delle carabine, ossia circa 1500 metri. Questa norma dovrà essere applicata diligentemente e quindi non si potrà sparare!

La Delibera sopprimi-cinghiali ha lo scopo di nascondere le gravissime carenze in materia di gestione faunistico-venatoria della Provincia di Chieti. Si tenta di giustificare un intervento, pur nella consapevolezza che, a queste condizioni, si palesa un sicuro insuccesso. Un Ufficio Caccia ed un Assessorato Caccia di fatto inesistenti da diversi anni che faranno ora pagare ai cinghiali e ai cittadini il prezzo della loro inefficienza. 

Per concludere, riteniamo immorale affidare ai cacciatori “selecontrollori” l’abbattimento dei cinghiali alla luce delle responsabilità dell’espansione della specie attribuibili ai cacciatori stessi e alle amministrazioni filo-venatorie. Già nel 2001 l’autorevole ex Istituto della Fauna Selvatica (INFS), ora ISPRA, affermava: “le immissioni a scopo venatorio, hanno sicuramente giocato un ruolo fondamentale nel creare la situazione di espansione e crescita delle popolazioni di cinghiale”.


Nicoletta Di Francesco
Presidente Associazione
WWF Chieti

Ines Palena
Presidente Associazione 
WWF Zona Frentana e Costa Teatina






lunedì 26 agosto 2013

Acque di balneazione in Provincia di Chieti. WWF: grave situazione alle foci del Sangro e del Lebba

COMUNICATO STAMPA WWF DEL 26 AGOSTO 2013

Inquinamento delle acque marino-costiere in provincia di Chieti.
Il WWF: gravissime le situazioni alla foce del Sangro e del Lebba

foce Sangro - punto dove il depuratore sversa liquami
Il WWF commenta gli ultimi dati diffusi dall'ARTA sullo stato delle acque di balneazione in provincia di Chieti. A destare allarme è la situazione a sud della foce del Fiume Sangro a Torino di Sangro nonché l'area attorno alla foce del Lebba a Vasto.

Lo stato di criticità della foce del Sangro è nota (solo quest'anno ben 6 rilievi fuori norma) ma i prelievi dell'ARTA dello scorso 21 agosto hanno evidenziato un livello di inquinamento di tipo microbiologico senza precedenti, con gli Enterococchi ben 35 volte oltre i limiti di legge (7.000 UFC/100ml rispetto al limite di legge per la balneazione di 200) e gli Escherichia coli a livelli almeno 4 volte superiori ai limiti (l'ARTA segnala >2005 N/100ml contro il limite di 500).

Il WWF ricorda di aver presentato diversi esposti sul depuratore di Torino di Sangro, che risulta peraltro sequestrato dalla Magistratura. Evidentemente la situazione è talmente fuori controllo che neanche i provvedimenti delle Procure contribuiscono a far cambiare rotta. Non a caso gli ultimi dati disponibili relativi alla classificazione della qualità delle acque lungo il fiume Sangro evidenziano un peggioramento per quello che fino a pochi anni fa era l'unico corso d'acqua in salute dell'intera regione.

Per quanto riguarda la foce del Lebba a Vasto si riscontrano consistenti superamenti dei limiti sia a Sud (Enterococchi 1.600 N/100 ml a fronte di un limite di 200) che a Nord (Enterococchi 350 N/100 ml ed Escherichia coli 1.184 N/100 ml a fronte di un limite di 500)

Dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Abruzzo: “Purtroppo le situazioni riscontrate sugli sbocchi a mare del Lebba e del Sangro rappresentano soltanto la punta dell'iceberg: le aree circostanti a quasi tutte le foci dei corsi d'acqua, dai più grandi ai più piccoli, mostrano segnali di criticità in tutta la regione. Restando in provincia di Chieti quest’anno si segnalano rilievi fuori norma – almeno uno nella stagione – attorno a Feltrino, Fosso Cintioni, Fosso San Lorenzo a Francavilla, Peticcio, Arielli e Foro. Si salvano invece le aree circostanti il Moro, il Sinello, l'Osento, l'Alento e il Riccio.

D'altro lato quest'anno si sono moltiplicate le segnalazioni di cittadini infuriati per le condizioni delle acque. Lo stato della depurazione in Abruzzo crea un forte danno certamente all'ambiente ma anche alla nostra economia. Le somme investite dalla Regione per l'intero comparto della depurazione sono 1/10 rispetto a quelle impegnate per una sola grande, inutile e dannosa opera stradale come la pedemontana Abruzzo – Marche che dovrebbe costare oltre 500 milioni di euro. Sarebbe infinitamente meglio indirizzare queste somme per risolvere le drammatiche condizioni dei nostri fiumi e presentare la nostra regione come una meta irrinunciabile per il turismo balneare. È risanando l’ambiente e non continuando a cementificare che si può davvero rilanciare l’economia abruzzese”.

Tutta la banca dati relativa alle analisi sulle acque di balneazione può essere consultata al link dell'ARTA: http://www.artaabruzzo.it/applications/balneazione/

lunedì 12 agosto 2013

Fiumi Aventino e Verde, arrivano due nuove captazioni. Il WWF: fiumi allo stremo

COMUNICATO STAMPA DEL 10 AGOSTO 2013

Fiumi Aventino e Verde, arrivano due nuove captazioni.
Il WWF: fiumi allo stremo, indispensabile lasciare acqua negli alvei.

F. Aventino
I fiumi Aventino e Verde in provincia di Chieti sono nuovamente al centro delle mire di chi vuole captarne le acque a fini idroelettrici.

Sul sito della Regione Abruzzo sono stati pubblicati due avvisi relativi alle proposte di captazione per importanti quantità di acqua, fino a 2.550 litri/secondo per l'Aventino a Lettopalena (con media di 1.016 litri/secondo) e fino a 3.000 litri/secondo (e media di 1.500 litri/secondo) sul Verde a Casoli.

Il Fiume Verde, a causa della pressione antropica che ne ha già sconvolto portata e qualità delle acque, non rispetta gli obiettivi di qualità fissati dalla Direttiva 60/2000 “Acque” dell'Unione Europea, in quanto il tratto di fiume coinvolto è classificato dall'Arta nella categoria Sufficiente. Si ricorda che tutti i fiumi europei entro il 2008 avrebbero dovuto raggiungere lo stato sufficiente mentre entro il 2015 lo stato “buono”. 

Il fiume Aventino è uno dei pochissimi corsi d'acqua dell'intera regione ad essere nello stato di qualità “buono” e dovrebbe essere oggetto di una scrupolosa azione di conservazione di questa qualità ambientale, testimoniata anche dalla presenza della Lontra e dalle numerose attività imprenditoriali collegate al turismo all'aria aperta che vi si svolgono. Purtroppo su questo fiume insistono numerose altre richieste di captazione. 

I due interventi hanno già ricevuto inopinatamente il parere positivo dell'Autorità di Bacino che sembra ignorare completamente gli obblighi relativi alla qualità delle acque derivanti dalle normative comunitarie.

Dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Abruzzo: “Iniziamo a pensare che per la Regione i fiumi sono elementi ambientali fastidiosi, da eliminare, lasciando quasi deserti gli alvei, visto che sull'Aventino con questo prelievo rimarrebbe circa 1/5 dell'acqua. L'ARTA, già nel 2010, individuava ufficialmente nelle captazioni una delle cause principali dello stato disastroso dei nostri fiumi. È di questi giorni la notizia che il Consiglio regionale ha istituito una commissione d'inchiesta sullo stato della gestione dell'acqua in Abruzzo: il lavoro di controllo potrebbe cominciare proprio all’interno degli uffici della Regione! Considerato il modo di procedere delle strutture regionali è infatti indifferibile un profondo cambiamento nelle modalità di esame dei progetti, anche perché si rischia l'apertura della procedura d'infrazione comunitaria per l'evidente incongruenza con le politiche europee in materia di acque. L'Abruzzo produce quasi il 50% dell'energia elettrica da fonti rinnovabili e ha già una quantità di impianti per la produzione energetica enormemente maggiore rispetto alle sue esigenze. Bisogna puntare sul risparmio energetico e sull'efficienza e non su nuove produzioni, almeno sui fiumi, sfruttando invece l'enorme distesa di capannoni industriali, abbandonati e non, per installare pannelli fotovoltaici per coprire il resto del fabbisogno”.

Invitiamo tutti i soggetti interessati a presentare osservazioni e partecipare al procedimento amministrativo.

venerdì 9 agosto 2013

Riserva Ripari di Giobbe forse bruciata da piromani, sicuramente non protetta dagli amministratori locali

COMUNICATO STAMPA DEL 09 AGOSTO 2013

Riserva Ripari di Giobbe in fumo.

Area regionale "protetta", forse bruciata da piromani, sicuramente non protetta dagli amministratori locali

L'incendio ai Ripari di Giobbe
ORTONA - Molti cittadini e amministratori della cosa pubblica ignorano che l’area andata a fuoco nei giorni scorsi a causa del vasto incendio è da cinque anni diventata Riserva della Regione Abruzzo, istituita con la L.R n.5 del 2007.

La Riserva Regionale Ripari Di Giobbe, è in buona parte andata in fumo, il vento che spirava da sud verso nord ha evitato che venissero coinvolte abitazioni e attività turistiche, anche se alcune di queste sono state lambite dalle fiamme.

Dopo anni di abbandono, la piccola riserva di 28 ettari, scompare tra le fiamme, la splendida macchia mediterranea è andata in fumo,

nonostante il tempismo e la bravura dei vigili del fuoco, arrivati con mezzi a terra, un elicottero e due Canadair. Se l'origine è dolosa lo sapremo presto, anche se sembra un copione già scritto, non è la prima volta infatti che aree costiere di pregio prendono fuoco, qui sulla costa dei trabocchi, come se i cittadini non avessero più il diritto di poter disporre di angoli pieni di incanto.

La gestione della Riserva, così dice la legge regionale, è affidata al Comune di Ortona. A distanza di sei anni dall’istituzione dell’area protetta il Comune di Ortona non ancora provvede a nominare l’organo di gestione della Riserva, la relativa composizione, nonché le forme ed i modi attraverso cui si attuerà la gestione della Riserva stessa.

Il Comune di Ortona doveva predisporre anche il Piano di Assetto Naturalistico (PAN) dell’area ma neppure di tale documento se ne vede traccia.

Inoltre, il Comune avrebbe dovuto indicare le misure di previsione e prevenzione degli incendi nella riserva regionale, ai sensi della "Legge Quadro in materia di incendi boschivi" n°353/2000, nell'ambito del piano di prevenzione regionale degli incendi.

Se si fosse concretizzata la gestione dell’area protetta con i relativi piani di gestione e prevenzione forse si sarebbe potuto impedire il propagarsi dell’incendio. 

L’Amministrazione locale deve cominciare a rendere conto dei propri doveri non soltanto alle Associazioni per la tutela dell’ambiente ma anche agli operatori turistici e ai fruitori della zona che hanno il diritto di beneficiare delle bellezze dell’area protetta. 

Ennesima proroga per il Parco della Costa Teatina. WWF e Costituente: “Subito la perimetrazione”

COMUNICATO DEL 9 AGOSTO 2013

Ennesima proroga per il Parco della Costa Teatina
WWF e Costituente: “Subito la perimetrazione”

Il 1 agosto scorso la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana ha pubblicato il decreto con il quale viene prorogata ancora una volta la scadenza per la perimetrazione del Parco Nazionale della Costa Teatina, ora fissata al 31 dicembre prossimo.
La Costituente e il WWF Abruzzo giudicano negativamente l’ennesimo slittamento. Prendono tuttavia atto che da parte della Regione e dei Comuni interessati sembra esserci stato nelle ultime settimane, anche su pressione del Ministero dell’Ambiente, un rinnovato interesse verso il varo di un’area protetta attesa ormai da oltre un decennio dalla stragrande maggioranza degli abruzzesi, per la tutela di un ambiente prezioso e per gli importanti risvolti positivi che potrebbe avere in favore dell’economia del territorio. L’auspicio è che l’accordo, in corso di definizione anche come deterrente alla temuta petrolizzazione della Costa dei Trabocchi, venga concretizzato assai prima della scadenza di fine anno. Il Parco, se c’è davvero la volontà di farlo, potrà essere perimetrato già entro settembre. In tal modo si potrà completare in pochi mesi l’iter burocratico necessario per averlo al fianco del territorio, come volano per uno sviluppo ecocompatibile, già dall’inizio del prossimo anno.
Gli esponenti di ogni parte politica che si sono pubblicamente impegnati in tal senso dimostrino con i fatti la serietà del loro impegno. Gli abruzzesi li stanno osservando e sapranno giudicarne il comportamento anche nelle prossime scadenze elettorali.

Vietata la pesca in alcuni corsi d’acqua del Chietino per fermare la peste del gambero. Il WWF: “Scelta giusta ma la Provincia poteva e doveva intervenire prima”

COMUNICATO DEL 9 AGOSTO 2013


Vietata la pesca in alcuni corsi d’acqua del Chietino per fermare la peste del gambero
Il WWF: “Scelta giusta ma la Provincia poteva e doveva intervenire prima”

Con decreto emesso in data 7 agosto, il presidente della Provincia di Chieti ha ordinato la chiusura all’attività di pesca dei fiumi interessati dalla presenza del gambero di fiume Austropotamobius pallipes.

Il provvedimento, suggerito dal WWF con una lettera ufficiale del 25 luglio alla Provincia e più recentemente, il 5 agosto, “chiesto” e “consigliato” dal Dipartimento di Prevenzione - Sanità Animale della ASL di Chieti, rappresenta una giusta misura che fa seguito a quelle già autonomamente disposte da alcuni dei Comuni interessati, primo tra tutti Borrello. Si è infatti creata una situazione di grave emergenza con il recente accertamento di un focolaio di afanomicosi (la cosiddetta “peste del gambero”) nel torrente Rio Verde, che ha coinvolto anche l’impianto di incubazione di proprietà della Provincia gestito proprio a Borrello dal Consorzio Mario Negri Sud.

In conseguenza di tale focolaio, accertato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo, già il 12 luglio la ASL aveva disposto misure restrittive mentre il 18 luglio era stata emessa un’ordinanza del Sindaco di Borrello, provvedimenti entrambi tesi ad evitare il propagarsi della patologia. «Di fronte a questa grave situazione – ricorda il presidente del WWF Abruzzo Luciano Di Tizio –, in considerazione del fatto che la afanomicosi potrebbe avere effetti devastanti e che la trasmissione dell’agente patogeno può avvenire tra l’altro attraverso il prelievo, l’immissione e il trasporto di pesci e/o acqua, nonché per mezzo degli stivali dei pescatori che si spostano da un corpo idrico all’altro, avevamo chiesto il divieto di pesca, il divieto di ingresso in acqua e la sospensione di ogni eventuale ripopolamento in tutto il territorio interessato. Provvedimenti che più autorevolmente ha successivamente chiesto anche la ASL. La Provincia a questo punto, anche se purtroppo con diversi giorni di ritardo, ha seguito la linea suggerita e non possiamo che prenderne atto positivamente. L’auspicio è che venga ora messa in opera anche una efficace opera di sorveglianza: questa micosi in passato ha letteralmente decimato intere popolazioni europee del gambero di fiume e occorre a ogni costo evitare che possa accadere di nuovo. Austropotamobius pallipes è, tra l’altro, specie inserita nell’Allegato II e nell’Allegato V della Direttiva “Habitat”, è protetta dalla Convenzione di Berna (All. III), è considerata globalmente minacciata dall’IUCN/WCMC ed è compresa nella lista delle specie a rischio nel “Libro rosso” della fauna e della flora minacciate in Italia».

Il divieto, che resterà in vigore sino a quando non sarà debellata l’infezione in corso, riguarda i torrenti Vallone Cupo di Montenerodomo e Colledimacine, Fonte della Noce di Lettopalena, Parrello nei territori di Quadri, Pizzoferrato e Montenerodomo, Turcano nel tratto ricadente nel comune di Rosello e anche il fiume Sangro, dalla confluenza con il torrente Parrello alla confluenza con il Turcano. A questi tratti vanno aggiunti quelli, nella stessa zona, già chiusi alla pesca dal calendario ittico regionale 2013. Vale a dire il Turcano nel territorio di Roio del Sangro, il Rio Verde nell’intero tratto in provincia di Chieti (comuni di Rosello e Borrello), il torrente Gufo di Montereale e Colledimezzo e il tratto del fiume Sangro che va dal Ponte La Baronessa a quello di Civitaluparella, vietato in quanto classificato zona di ripopolamento e frega. L’infezione naturalmente non rispetta i confini, per cui sono stati interessati anche la Provincia di Isernia, il comune di Pescopennataro e la ASL Molise perché prendano i provvedimenti di loro competenza, in particolare per l’area delle sorgenti del Rio Verde. Intanto anche i Comuni del Chietino interessati sono stati invitati dalla Provincia a occuparsi delle situazione, in particolare decretando il divieto di ingresso in acqua, per qualsiasi motivo. È stata infine anche prevista la posa in opera di cartelli informativi e di divieto e una attenta azione di vigilanza, affidata oltre che agli organi di polizia anche alle squadre antibracconaggio che già operano nel territorio.

Sarà la Asl a stabilire, con periodici controlli, quando sarà possibile decretare la fine dell’emergenza, ma è probabile che non siano tempi brevissimi. La Provincia intanto convocherà un incontro tra le parti per studiare un programma di risoluzione delle criticità ed eventuali interventi di ripristino della popolazione del gambero di fiume, da attuale a tempo debito, quando l’infezione sarà stata sgominata.

Ricordiamo che la Provincia di Chieti ha ottenuto il finanziamento del progetto quadriennale CRAINat “Conservation and Recovery of Austropotamobius pallipes in Italian Natura2000 Sites”, promosso e presentato dal Settore Ambiente e approvato dall’Unione Europea nell’ambito del programma Life+Nature and Biodiversity. La Provincia è proponente e beneficiaria. Con lei partecipano al progetto la Regione Abruzzo, la Provincia di Isernia, l’ERSAF Lombardia, il Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e il Consorzio Mario Negri Sud.

giovedì 8 agosto 2013

Il 10 agosto “ Notte Verde No petrolio” a Fossacesia Marina

Comunicato Stampa del 8 agosto 2013

Il movimento No petrolio non va in vacanza

Il 10 agosto ecologisti, artisti e musicisti insieme parteciperanno alla “ Notte Verde No petrolio” a Fossacesia Marina per dire ancora NO alla petrolizzazione della Regione Verde d'Europa

WWF e Legambiente questa mattina presentano “La Notte Verde NO petrolio”, l'evento musicale (ma non solo) che si svolgerà il prossimo 10 agosto a Fossacesia Marina. Dalle 18.30 fino all'alba sul palco si avvicenderanno circa venti gruppi musicali, oltre a video proiezioni, reading, spettacoli di danza acrobatica e interventi creativi di pittura. All'interno della manifestazione uno spazio sarà dedicato ai temi ambientali con interventi di rappresentanti delle associazioni WWF e Legambiente, capofila del movimento che si batte contro la petrolizzazione selvaggia dell'Abruzzo, e dei Comitati locali. Nel corso della manifestazione artistica verrà presentato il “Manifesto Adriatico”. Tutti gli artisti si esibiranno a titolo gratuito, come pure gratuitamente tanti musicisti hanno contribuito alla realizzazione del CD compilation "NO Petrolio” che verrà presentato durante la serata . Le copertine del cd saranno Instant Coverartistiche prodotte durante la serata dai pittori, inoltre l'introito delle vendite sarà devoluto alla causa. L' evento, promosso da Claudio Di Toro (cantante degli Anemamé) in collaborazione con il Comune di Fossacesia e l'Associazione Culturale Transumanza Artistica, ha ingresso libero.



PROGRAMMA: dalle 18.30 alle 19.30 interventi di associazioni, comitati e movimenti sul tema della petrolizzazione dell'Abruzzo.

A seguire si esibiranno: A.V.R. - A Volte Ritornano - Alberto Biondi Orlando Volpe & 20 Chitarre VS Ombrina - Riff Duster & 90' Stolen - Giovanni Ruggieri - Sberla Doppia X - Gabriele Di Clerico - Tiziano Ciccone - Loris Jannamico – esibizione acrobatica di Paola e Pamela - Gae Campana – Anemamé - Lu sole allavate - Dominique la Bass .....& Modern Jungle Band - Terre Del Sud - Taraf de Gadjo - Cri Animal - Zì Orizie Selecta - Danza Orientale a cura della Bellydance School Jasmine.