Ad Ortona previsto l’ampliamento di stoccaggio del pet-coke e quello di stoccaggio e trattamento rifiuti pericolosi.
Il WWF al Comune: tutelare la salute dei cittadini impedendo l’insediamento di impianti nocivi
ORTONA – Approfittando del mancato avvio del Parco Nazionale della Costa Teatina, continuano le realizzazioni di impianti industriali che, invece di portare innovazione e sviluppo nel territorio, diffondono preoccupazione in merito alle loro conseguenze sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
L’Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina ancora una volta è stata allertata da residenti, la cui unica colpa è quella di vivere in un area agricola -Caldari-, con tanto di borgo rurale, invasa sempre più dall’area industriale, dove si susseguono progetti nefasti per le popolazioni ivi residenti. L’oggetto di tanta preoccupazione è la riproposizione di 2 iniziative industriali che l’Associazione era riuscita a rimandare indietro, in collaborazione con cittadini attivi e importanti realtà economiche vitivinicole.
Uno dei progetti è della ECOTEC, sull’ampliamento e potenziamento di un deposito di rifiuti con costruzione di un nuovo capannone industriale, al fine di alloggiare una nuova linea, nonché l’ampliamento delle aree destinate allo stoccaggio. L’ampliamento prevede anche un arricchimento della gamma di rifiuti trattati, compreso materiali contenenti sostanze pericolose come amianto, clorofluorocarburi, catrame di carbone, mercurio, piombo, fanghi … portando l’impianto da 60.000 tonnellate annue a 112.000, attraverso l'inserimento di 68 nuove tipologie di rifiuti dell’elenco dei codici CER autorizzati, di cui 29 pericolose; per questi nuovi codici, ma anche per alcuni già autorizzati per l'impianto, vengono anche precisate le nuove attività di gestione per le quali viene richiesta la modifica del provvedimento autorizzativo. L’intento della proponente sembrerebbe conforme alle normative vigenti, sul riuso il riciclo e il conferimento in discarica del residuale, ma riteniamo che in realtà l’intento vero della ditta è quello di realizzare un ampliamento che operi in prevalenza come centro di stoccaggio per smaltire in altri impianti, viste le volumetrie in tal senso. Un altro punto critico da sottolineare è la localizzazione dell’impianto, per il micidiale effetto cumulo con altri impianti, come la Pavimental, il deposito di pet-coke, la Turbogas, sui residenti in area, sulle matrici ambientali come i sistemi acquiferi, e non solo.
Riteniamo inoltre, che sia inutile e dannoso continuare a consumare e impermeabilizzare suolo, quando ci sono intere aree industriali abbandonate. Il suolo è definito bene irriproducibile, non rinnovabile, basti pensare che per produrrne pochi centimetri con tutte le funzioni vitali, ci vogliono 500 anni, come ricorda il professore Paolo Pileri, docente di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano.
L’altro progetto è il discusso ampliamento del deposito di pet-coke della F.lli Nervegna, che porta detto deposito da 18.000 metri cubi a 28.000 -90.000 tonnellate-. Il pet-coke è un prodotto che fu ritenuto rifiuto tossico dal decreto Ronchi negli anni '90, ma con il decreto Gela del Gov. Berlusconi, nel 2002 tornò ad essere combustibile, nonostante contenga notoriamente inquinanti e contaminanti chimici come arsenico, molibdeno, nichel, zolfo e vanadio. Ad Ortona, stanno cucendo addosso dal porto alle aree agricole e industriali un vestito sempre più “tossico“, questo comporterà un abbassamento della qualità della vita per molti cittadini, dei patrimoni immobiliari, e la dipartita di quelle attività che chiaramente confliggono, poiché imprescindibili dalla salubrità e dalla bellezza.
La formula di chi vuol fare e di chi ostacola determinati progetti con l’appellativo per quest'ultimi di signor no, è l’implacabile icona di una tradizione imbastardita del diritto feudale sui territori, non si può pretendere accondiscendenza assoluta dalle persone a convivere con veleni e degrado, o dalle associazioni ecologiste, nel nome di uno sviluppo che è spesso l’antitesi di questa accezione.
Chiediamo con ben poche speranze all’amministrazione comunale di Ortona, di proteggere il diritto ad una vita sana per tutti i propri cittadini, sia nel formulare un diniego secco e motivato per entrambi i progetti in sede di procedimento unificato, a partire dalla importante fase di valutazione, sia nella pianificazione, inserendo nel nuovo PRG, norme tecniche di indirizzo per le aree industriali, specie se a ridosso delle abitazioni, o a campi agricoli, che diano una precisa descrizione della tipologia delle attività consentite ai fini di non danneggiare sia diritti insindacabili alla salute, sia le economie operanti. Un indirizzo che ha anche lo scopo di non far perdere tempo e denaro a quelle aziende che hanno deciso di operare in settori con un marcato impatto ambientale.
13/10/2016
Il WWF al Comune: tutelare la salute dei cittadini impedendo l’insediamento di impianti nocivi
ORTONA – Approfittando del mancato avvio del Parco Nazionale della Costa Teatina, continuano le realizzazioni di impianti industriali che, invece di portare innovazione e sviluppo nel territorio, diffondono preoccupazione in merito alle loro conseguenze sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
L’Associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina ancora una volta è stata allertata da residenti, la cui unica colpa è quella di vivere in un area agricola -Caldari-, con tanto di borgo rurale, invasa sempre più dall’area industriale, dove si susseguono progetti nefasti per le popolazioni ivi residenti. L’oggetto di tanta preoccupazione è la riproposizione di 2 iniziative industriali che l’Associazione era riuscita a rimandare indietro, in collaborazione con cittadini attivi e importanti realtà economiche vitivinicole.
Uno dei progetti è della ECOTEC, sull’ampliamento e potenziamento di un deposito di rifiuti con costruzione di un nuovo capannone industriale, al fine di alloggiare una nuova linea, nonché l’ampliamento delle aree destinate allo stoccaggio. L’ampliamento prevede anche un arricchimento della gamma di rifiuti trattati, compreso materiali contenenti sostanze pericolose come amianto, clorofluorocarburi, catrame di carbone, mercurio, piombo, fanghi … portando l’impianto da 60.000 tonnellate annue a 112.000, attraverso l'inserimento di 68 nuove tipologie di rifiuti dell’elenco dei codici CER autorizzati, di cui 29 pericolose; per questi nuovi codici, ma anche per alcuni già autorizzati per l'impianto, vengono anche precisate le nuove attività di gestione per le quali viene richiesta la modifica del provvedimento autorizzativo. L’intento della proponente sembrerebbe conforme alle normative vigenti, sul riuso il riciclo e il conferimento in discarica del residuale, ma riteniamo che in realtà l’intento vero della ditta è quello di realizzare un ampliamento che operi in prevalenza come centro di stoccaggio per smaltire in altri impianti, viste le volumetrie in tal senso. Un altro punto critico da sottolineare è la localizzazione dell’impianto, per il micidiale effetto cumulo con altri impianti, come la Pavimental, il deposito di pet-coke, la Turbogas, sui residenti in area, sulle matrici ambientali come i sistemi acquiferi, e non solo.
Riteniamo inoltre, che sia inutile e dannoso continuare a consumare e impermeabilizzare suolo, quando ci sono intere aree industriali abbandonate. Il suolo è definito bene irriproducibile, non rinnovabile, basti pensare che per produrrne pochi centimetri con tutte le funzioni vitali, ci vogliono 500 anni, come ricorda il professore Paolo Pileri, docente di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano.
L’altro progetto è il discusso ampliamento del deposito di pet-coke della F.lli Nervegna, che porta detto deposito da 18.000 metri cubi a 28.000 -90.000 tonnellate-. Il pet-coke è un prodotto che fu ritenuto rifiuto tossico dal decreto Ronchi negli anni '90, ma con il decreto Gela del Gov. Berlusconi, nel 2002 tornò ad essere combustibile, nonostante contenga notoriamente inquinanti e contaminanti chimici come arsenico, molibdeno, nichel, zolfo e vanadio. Ad Ortona, stanno cucendo addosso dal porto alle aree agricole e industriali un vestito sempre più “tossico“, questo comporterà un abbassamento della qualità della vita per molti cittadini, dei patrimoni immobiliari, e la dipartita di quelle attività che chiaramente confliggono, poiché imprescindibili dalla salubrità e dalla bellezza.
La formula di chi vuol fare e di chi ostacola determinati progetti con l’appellativo per quest'ultimi di signor no, è l’implacabile icona di una tradizione imbastardita del diritto feudale sui territori, non si può pretendere accondiscendenza assoluta dalle persone a convivere con veleni e degrado, o dalle associazioni ecologiste, nel nome di uno sviluppo che è spesso l’antitesi di questa accezione.
Chiediamo con ben poche speranze all’amministrazione comunale di Ortona, di proteggere il diritto ad una vita sana per tutti i propri cittadini, sia nel formulare un diniego secco e motivato per entrambi i progetti in sede di procedimento unificato, a partire dalla importante fase di valutazione, sia nella pianificazione, inserendo nel nuovo PRG, norme tecniche di indirizzo per le aree industriali, specie se a ridosso delle abitazioni, o a campi agricoli, che diano una precisa descrizione della tipologia delle attività consentite ai fini di non danneggiare sia diritti insindacabili alla salute, sia le economie operanti. Un indirizzo che ha anche lo scopo di non far perdere tempo e denaro a quelle aziende che hanno deciso di operare in settori con un marcato impatto ambientale.
13/10/2016
1 commento:
c'è solo d'augurarsi che il comune di Ortona vi ascolti.... ma sono convinto che con una piccola "pressione" qualcosina si otterrà
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